TOPI
Marta si alzò a fatica dal letto.
“Dove vai?” bofonchiò il marito.
“A prepararti la colazione.”
Controllò la scadenza del latte: 22 aprile. Bene, mancava un giorno. Lo versò nella tazza e lo appoggiò nel forno a microonde. Dopo circa un minuto era ben caldo. Un cucchiaio di zucchero e spostò le diverse confezioni di cibi dallo scaffale per raggiungere il veleno.
“Consideri che basta una puntina molto piccola per uccidere una pantegana – aveva sottolineato il droghiere, – quindi le consiglio di spolverare il cibo, sì, insomma, sparga il veleno sui bocconi, oppure lo schiacci all’interno. Insomma, faccia come crede, tanto crepano lo stesso.”
Riempì quindi il cucchiaino e lo scaricò nel latte.
“Inodore e insapore, non si preoccupi; altrimenti la bestia se ne accorge. Son animali intelligenti e sospettosi, cosa crede, non è mica facile convincerli. Deve sterminarli tutti, perché se se ne salva anche uno solo, diramerà la notizia agli altri e non mangeranno più il suo veleno. Buongiorno signora Marta e auguri. Mi dica com’è andata.”
Si accorse che stava sciogliendo il veleno da troppo tempo grazie alla voce del marito.
“E allora? Ti sei incantata?”
“Arrivo caro.”
“Eh, caro un cazzo. Ti va bene a te.”
L’uomo bevve con piacere il latte caldo al punto giusto e non fece a tempo a spezzettare il pane che iniziò il suo calvario. Marta lo vide morire e ne restò impressionata, più per l’espressione di odio che fece dopo aver compreso quanto gli stava accadendo che per le contorsioni del corpo.
Nei giorni seguenti informò i vicini che il marito l’aveva abbandonata. Nessuno se ne sorprese dato che da mesi andava raccontando le sue intenzioni di abbandonare la moglie.
“Buongiorno signora Marta.”
“Buongiorno. Che ne dice se provassi con una trappola…per topi?”
“Quindi non è riuscita a farli fuori?”
“Ne ho ammazzato uno soltanto.”
“Bene, cioè, insomma, però è un inizio. Bisognerebbe capire se era il capobranco. Che aspetto aveva? Le è parso più grosso degli altri?”
“Non saprei. Certo aveva un aspetto schifoso.”
“Bene, provi con questa.”
“Grazie. Quant’è?”
“Cinquemila e cinquecento. Ma per lei sono cinquemila.”
“Grazie, molto gentile. Ma mi dica, lei è sposato?”
“No, cara signora, purtroppo sono vedovo.”
“Grazie allora. A domani.”
© Rocco Burtone