Video e brani musicali,
brani recitati
in questa raccolta.

Rocco Burtone - Passati Remoti

Ti vidi ballare, m’innamorai.
Ci parlammo d’amore, ti sposai.
Portasti tua madre in casa, non mi incazzai.
Il maiale tibetano, il naso tappai.
Non volevi figli, lo accettai.
Non volevi lavorare, lo approvai.
Spendevi il mio stipendio, lo tollerai.
Ti facesti l’amante, lo sopportai.
Diventasti nevrotica, pazientai.
Iniziasti a picchiarmi, singhiozzai.
Amavo i monti, andammo al mare, ti annegai.

Rocco Burtone - Sud

Pubblicato il 5 mag 2015

SUD
Tanto mi manca la gentilezza del sud,
l’odore, le stanze scure d’ombra, i cassetti chiusi dei comò, il ricottaro, l
e donne attente sulle porte che offrono l’acqua,
le persone che si fanno affettuose senza una ragione,
le strade polverose e gli alberi d’arance.
Mi manca l’ipotesi fraterna del sud,
con le mani a menar l’aria,
i consigli dei vecchi immobili
e gli occhi,
quegli occhi che vidi sempre a ridere
e che quando piansero levarono le grida agli emigranti.
Mi manca assai la carezza del sud,
furba e cialtrona,
ma colta dalle stesse mani che tanto lottarono
con le miniere in Belgio o le acciaierie di chissaddove,
la carezza colta di letteratura nata nella terra arsa e ciarliera.
Torno alle stanze, nessuno mi vede, eppure sono tutti presenti, qui, con me.
Rocco Burtone - Il bambino e la luna

Pubblicato il 29 gen 2013

Vi racconto la nascita di questo brano. Con Enrico avevamo scritto diversi brani che lui componeva pensando di proporli ai Nomadi piuttosto che ai New Trolls. Però a me sembravano poco interessanti e poco sinceri, per cui quasi obbligai Enrico a scrivere una musica senza pensare a nessuno. “Scrivi qualcosa che senti tu e, ti prego, registrala molte volte per mia comodità, affinchè io possa buttar giù un testo”. Fu così che registrò questo brano e lo ripeté per decine di volte a mio conforto. Io inserii la cassetta nel lettore e cominciai ad ascoltare lasciando il televisore acceso. Era il periodo della guerra nel Golfo. Guardando le immagini e ascoltando la musica di Olivo, scrissi questo testo che poi non ho voluto modificare, perché è nato di getto e senza alcuna ragione stilistica. Amo queste parole, perché mi ricordano Enrico e sono forse ingenue, ma spontanee e sincere. Grazie per averle condivise con me. Sappiate che Enrico Olivo era una persona buona e geniale, e non lo affermo solo perché è morto, ci mancherebbe, ché a me la morte mi fa un baffo.
Mille lire (Rocco Burtone) · Sergio Endrigo CJANTANT ENDRIGO

Pubblicato il 7 nov 2014

Provided to YouTube by The Orchard Enterprises
Mille lire (Rocco Burtone) · Sergio Endrigo CJANTANT ENDRIGO – CANTANDO ENDRIGO IN LINGUA FRIULANA
℗ 2004 Numar1un
Rocco Burtone E Franz Merkalli (tema)
Provided to YouTube by The Orchard Enterprises
Vai A Ballare · Rocco Burtone E Franz Merkalli
Canzoni Di Confine ℗ 2004 D’Autore
IL RE E’ SOLO di Rocco Burtone

THE KING OF THE ENDLESS LIGHT,
WAS LOOKING FOR A KIND PRINCESS (YES, PRINCESS)
UP IN THE MOUNTAINS HIGH,
UNDER THE DEEPEST SEA, A PRINCESS (YES, A PRINCESS)

THE MOUNTAIN SAID “THE SKY IS SO FAR,
AND THE MERRY CLOUDS ARE LOOKING FOR HIM,
A DREAM IN THE LONG RUN CAN MAKE THE CLOUD GIVE RAIN”.

THE SLEEPING SEA SMILED AT THE KING
“HOW MANY DROPS THERE ARE IN THE SKY
IN THE SKY….OF THE SEA….I’M THE SEA….

” CARO AMORE MIO, NELLE MANI LA CAREZZA PIU’ TENERA,
PER NON RUBARE NIENTE DI PIU’….
UN RE NON E’ MAI SOLO….DI PIU’….
UN RE E’ SEMPRE SOLO….PERCHE’….PERCHE’….
AND NOW THE KING IS FEELING LONELY,
NOW THE MAN IS STILL AND EVER IN LOVE….IN LOVE….

THE DAY RUNS FOREVER AFTER THE NIGHT,
HE IS TRYING TO JOIN THE NIGHT
THE DREAMER FOREVER LOOKS AT THE MOON,
HE MISSES THE WISDOM, HE KNOWS ETERNITY….

AND WE LOCK OUR DOORS, AND WE CLOSE OUR HANDS

IN MY HAND I DON’T HOLD THE TIME,
THE KING OF LIGHT IS LOSING HIMSELF
PRINCESS NIGHT RUNS FOREVER AFTER THE DAY
AND THE DAY RUNS FOREVER, THEY KNOW ETERNITY.

AND WE LOCK OUR DOORS, AND WE CLOSE OUR MINDS.

IL POLLO di Rocco Burtone

1) BALLA BALLA IL POLLO, BELLO COME APOLLO, DI MANGIME E’ SATOLLO;
GRASSO E BEN PASCIUTO, SI CREDE MOLTO ASTUTO, AL MERCATO E’ VENDUTO.
3) I POLLI SONO MILLE IN LIBERTÀ, NEL CARCERE DI TANTA AMENITÀ;
FELICI DEL MANGIME D’OGNI DI’, S’AVVIANO AL MACELLO IL VENERDÌ.
3) NASCE IL SOLE SOPRA LA CITTÀ DEL BUONUMORE,
NEL POLLAIO LODA LA GALLINA IL BUON FATTORE.

BALLA IL POLLO SOTTO UN CIELO BLU,

JAZZ JAZZ CON LA PAURA DEL TEMPO IN PIÙ.

VA LA MUSICA IMPAZZITA CON L’ORCHESTRA DIVERTITA. VECCHIO SOUND.

GRIDA NOTE DI DOLORE, STROMBETTANDO CON STRIDORE IL VECCHIO FRAK.

IL SOLE PROIETTA VAMPE INVISIBILI – LA FOLLA RECLAMA SOGNI IMPOSSIBILI.
CORRE SULLA PISTA IN CERCA DI AGILITÀ
TORCENDOSI LE ZAMPE SOGNA STABILITÀ

BALLA IL POLLO BALLA CON LA COMPLICITÀ DI UN VECCHIO SWING…..

“Attenta, questo passo è difficile / ritarda un po’, indietreggia così…
e adesso vola, abbandonati alla musica / è stato bello aver danzato la vita con te.
Non scordarti di me, di questa notte fantastica,
non scordarti di me, di questo volo incontenibile.
Amore mio, la felicità ha un suo limite,
per chi come noi non ha tempo per scegliere.
E adesso maestro, dammi il tempo, dammi il tempo…
che il mio tempo è breve, è fuggevole, dammi il tempo.
E’ un tempo legato alla fame e alla frivolezza,
è un tempo drogato di passioni e presunzioni e argomenti, giustificazioni, indagini sui nemici, ma noi non abbiamo nemici, noi non vogliamo nemici… devo andare amore mio, continua tu…danza amore mio…e tu maestro dammi il tempo…sveglia maestro, c’è così poco da suonare, dammi il tempo…un due…

ANCORA GRAVA testo e musica Rocco Burtone

E IL TAGLIAMENTO, AMICO DISTRATTO, CHE TROPPO SPESSO RAPIVA BAMBINI,

DI TANTO IN TANTO SPINGEVA L’AFFANNO FINO ALLE CASE DI SASSI E FANGO.

E NOI, DI CORSA SULLA COLLINA, E POI, UN GRIDO ALLA MATTINA.

SU QUELLA COLLINA SI ANDAVA A VISCHIATE, A TOGLIERE AL CIELO I TRILLI DEL GIORNO,

CON L’INNOCENZA DELL’ETA’ DELLE SEGHE, DOMINATORI DELLO SPAZIO INTORNO.

EROI IN ATTESA DI UN NUOVO SOGNO, E POI LA STRADA DEL RITORNO.


RITORNO DI CHI NON RITORNAVA MAI, LUNGHE LETTERE DEL CUORE, “TORNARAI, NO’ STAIT A MATEA’” SCRIVEVA

SEMPRE IL FIGLIO DI UNA GRAVA ASSORTA NELLA FEDE DEL POI, UN FUTURO FUGACE E DIVERTENTE. INCOSCIENTI

EROI SI STAVA FELICI DEL NULLA, DI PANE E PANNOCCHIE, LA NONNA NELL’AIA

GRIDAVA ALLE GALLINE, GRIDAVA AL TEMPORALE…PREGAVA…PREGAVA… PREGAVA…

”SIGNOR NO’ STA FAMI MURI’ CUMO’, SIGNOR FAMI VIODI GNO FI ANCJEMO’,

DOME UNE VOLTE PAR PODELU BUSSA’, COME UNE VOLTE IN T’AL FLUM A NADA’,

SIGNOR O AI DOME PAJAT IL CONT PA’ NO ‘VE’ MAI PECJAT”.


SPOSA SPOSINA SEI LA PIU’ CARINA, SPOSA PROMESSA SEI GIA’ COMPROMESSA,

NASCE UN BAMBINO NEL FIUME VICINO, SCOMMESSA D’AMORE, PUNISCE L’ERRORE.

E VAI, CORRI SULLA COLLINA, VEDRAI CHE OCCHI HA EVELINA.

LA GRAVA E’ MIA MADRE NEL TINO UBRIACO, CHE CANTA LE STORIE DEL BOSCO INCANTATO,

E L’ORCO TREMENDO CHE CERCA I BAMBINI, LA GRAVA E’ MIA MADRE CHE RIDE AI PULCINI.

E VAI, TORNA SULLA COLLINA, VEDRAI CHE CUORE HA EVELINA.


CUORE CHE GIOCHI COI RICORDI ANCORA COGLIERAI L’ODORE BUONO DELL’ERBA FALCIATA ED AMMUCCHIATA NE CAMPI

SAZI, SUDORI E IMPRECAZIONI ACQUOSE, TERRA AMARA OFFRIRAI IL GRAZIE DI CENTO E MILLE INVERNI TAGLIENTI.

ANCORA GRAVA NEI SOGNI DI UN VECCHIO CHE RICORDAVA IL BAMBINO DI ALLORA

GRIDARE ALLE GALLINE, GRIDARE AL TEMPORALE, PREGARE…PREGARE… PREGARE…

”SIGNOR NO’ STA FAMI MURI’ CUMO’, SIGNOR FAMI VIODI LA GRAVA ANCJEMO’,

DOME UNE VOLTE O VORES RITORNA’, COME UNE VOLTE IN T’A L’AGA A NADA’,

SIGNOR O AI DOME PAJAT IL CONT PA’ NO AVE’ MAI PECJAT.

La leggenda del Terzo Uomo di Rocco Burtone

Due compagni votati alla morte han cavalcato un giorno e una notte
E giunti infine ai piedi del monte, al bivio han diviso i destini, dov’è felicità.
Il primo compagno ha voltato a levante, la strada tortuosa del duro lavoro,
accumulando ogni giorno un tesoro ricerca l’acclamata potenza che ti dà la ricchezza.
E lavora, e lavora, e lavora tutti i giorni, e lavora, e lavora, e lavora notte e dì,
quanto oro, quanti amici, quanta gente attorno a sé,
la potenza del denaro eccita la sua fantasia:
cerca la felicità, ma muore solo con la sua avidità.

Filastrocca cattiva ed ingiusta dell’uomo infelice che cerca la vita,
dell’uomo infelice che crede al denaro, all’oro lucente che inganna la mente.
Ai piedi del monte c’è un bivio importante, la sete dell’uomo è oro sonante,
la strada mancina disseta la voglia di chi vuol rubare il rispetto degli altri.
Agli uomini nudi rubare lo sguardo, agli uomini tristi rubare i pensieri,
a chi si uccide rubare l’istante che rende la morte un poco importante.
Filastrocca cattiva ed ingiusta, chi trova un amico non trova un tesoro,
chi trova un tesoro avrà mille amici, è dolce la strada dei giorni felici….
è dolce la strada dei giorni felici….

Ma la montagna non può fermare l’uomo che muore per il potere.

Il secondo compagno votato alla morte la strada a ponente percorre deciso,
ha nella mente chiaro un programma d’amore, perché solo l’amore dona felicità.
Da cento donne si fa amare, a cento donne regala il suo amore
e trova infine la donna migliore che possa coronare il suo sogno: avrà una famiglia.
E lavora, e lavora, e lavora tutti i giorni, e lavora, e lavora, e lavora notte e dì,
passa il tempo, che succede, cos’è tutta quest’angoscia?
Lentamente va scemando tutta la felicità:
è diversa la realtà dal falso sogno ch’è solo ingenuità.

Filastrocca cattiva ed ingiusta dell’uomo infelice che cerca la vita,
dell’uomo infelice che crede all’amore, l’amore splendente che inganna la mente.
La Chiesa e il potere han sempre gridato: “una casa, una moglie, un lavoro sicuro,
soltanto con questo puoi esser felice, rimettiti a noi e a quel che si dice…”
La morte lo coglie in un sonno nervoso, lontana era ancora la meta sognata,
il secondo compagno votato alla morte, sbagliato la strada, maligna è la sorte.
Ancora una volta trionfa il dolore del dubbio infinito di fronte alla vita,
chi ha fatto la conta ha scordato sé stesso, è morto infelice seduto sul cesso…
è morto infelice seduto sul cesso.

Ma la montagna non può frenare l’uomo che muore per troppo amore.

Terza la strada nascosta ti porta sulla cima del monte, è la felicità.
Il terzo uomo che parte la trova, il dolore sarà e la notte verrà…
Dona felicità…E la notte verrà…Dona felicità…E la notte verrà…Dona felicità.

Il trenino della rima di Rocco Burtone

Il trenino della rima / parte sempre un poco prima
lascia a piedi i criminali / che arrivano puntuali
e non carica in stazione / il bagaglio del birbone
il trenino immaginario / spande note sul binario.

Partenza. (ritmo del treno)
Sul trenino corridore / è salito il dottore,
un bambino molto ingordo / ha mangiato troppo lardo,
il dottore è arrabbiato / “questo bimbo è ammalato,
troppo cibo, troppa pappa / qui ci vuole una grappa.”
Un signore con l’ombrello / grida “lei è senza cervello,
niente grappa al bambino / meglio purga e clisterino.”
Ecco arriva il controllore / che gridando con ardore
E con fare circospetto / chiede a tutti il biglietto.

Ma il biglietto del bambino / è finito nel pancino
Che il misero ha mangiato / e per ciò è tanto malato.
Ed allora il bigliettaio / chiede soldi al buongustaio
Ma il bambino ancora strilla / vuole una camomilla.
“Ecco qui la soluzione” / grida un tizio buontempone
“per trovare il biglietto / lo si porti a gabinetto.”
”Far la cacca è importante” / strilla il pubblico astante
ed il piccolo intasato / alla toilette è accompagnato.

Dopo un po’ tutto è risolto / il biglietto è raccolto
Con un fare circospetto / per l’odore un po’ negletto.
Ed infine in un momento / la morale ti presento:
se la pancia ti fa male / fa’ la cacca nel pitale
E se vuoi esser felice / fa’ la cacca con Alice

(Parlato): “E chi è Alice?” E’ una mia amica… e allora…

Chiama anche Beatrice / che non fa l’indossatrice
L’Autrice Editrice / Cicatrice Cucitrice
Appendice Stiratrice / Infelice Soffiatrice
La Motrice Lavatrice / la Nutrice Falciatrice
E l’Attrice Fonditrice / la Pernice Oratrice
La Cornice Bisettrice / la Fattrice Meretrice
E la Vice Tosatrice / Tamerice Abolitrice
La Varice Zolfatrice / la Vernice Piegatrice
La Felice Incubatrice… e io prendo il Bus!

Trentatré di Rocco Burtone

Io non capisco perché due più due non fanno tre,
Perché la luna non fa capolino alle dieci del mattino
Ed il sole a mezzanotte il buio non inghiotte
E perché il panettiere non diventa petroliere.
Non capisco perché non è bianco il caffè
E perché nella ghiacciaia non ha caldo la massaia.
Nell’igloo dell’esquimese non ci vive l’albanese,
Perché tutto quanto l’oro non si trasforma in pomodoro.

Non capisco perché devo fare il bidè
Se ho bagnato le mutande vuol dire che non sono grande
E se quindi son piccino mi si cambi il pannolino,
Mi si metta a dormire senza farmi spazientire.
Non capisco perché devo dire trentatré
Al dottore che mi tasta, ché ho mangiato troppa pasta.
No, non voglio lo sciroppo, devo prenderlo purtroppo
Ed infin con una pacca mi manda al cesso per la cacca.

Ed ora ditemi perché, se due più due non fanno tre,
Facendo attenta divisione, scopro una contraddizione,
Che dando il pane a tutto il mondo, non mi torna proprio il conto:
Tu ne mangi trentatré ed io nessuno cosicché
La matematica del buontempone diventa una opinione,
Che pochi stanno a pancia piena e altri cantan la novena
Chiedendo pane a San Gennaro che fa un miracolo piuttosto raro
Sciogliendo il sangue nell’ampolla, si mette a piangere la folla.

Non piangere Gesù, la matematica non studio più.

CANTO BAMBINO - ROCCO BURTONE
ANDATE A CAGARE ... - ROCCO BURTONE & NA'BABAS
LA LEGGENDA DEL TERZO UOMO - ROCCO BURTONE
DANNATO FRIULI - ROCCO BURTONE & ARNO BARZAN
IN GRAVA - ROCCO BURTONE
IN UTILE - ROCCO BURTONE
LIVE DA CAUCIGH - ROCCO BURTONE
SUINGANDO - ROCCO BURTONE, ARNO BARZAN, TUBET, BARBARA ERRICO
NA' BABAS - ROCCO BURTONE
FINE - ROCCO BURTONE

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