AFA
Sole a picco su Udine.
“Sii felice in Europa e non pensare a noi.” (Suo padre.)
Sentiva le gocce di sudore scendere dalle ascelle fin sui fianchi. Si leccò le labbra salate ed attese. Sotto il sole.
“Sei brava, vedrai che qualcuno si accorgerà di te. E quando canti pensa a noi ogni tanto.” (Sua madre.)
La radio di un bar gracchiava notizie.
Temperature africane in tutta Europa…
Le si avvicinò un ragazzino in motorino.
“Perché non vieni all’ombra?”
“Perché voglio abbronzarmi.”
Il ragazzino sorrise intuitivo di una presa in giro.
“Ma tu sei già nera…” e subito si pentì timoroso di offenderla, quindi andò.
Farisa mise la mano nella borsetta.
Disse la sorella: “E quando torni portami i jeans Armani.”
La porta del ristorante si aprì.
Disse il fratello: “Tanto non combinerai nulla. I bianchi sono… bianchi.”
Farisa estrasse la pistola e sparò. L’uomo cadde.
“Perché l’hai fatto?”
“Il caldo commissario, l’afa.”
“Cioè? Proprio tu che vieni da…”
“Il caldo dell’Africa è diverso, più magico.”
“Farisa, hai ucciso un uomo!”
“L’afa commissario, colpa dell’afa.”
© Rocco Burtone