DONNA SLAVA

In quel bar io e te,
amico mio,
si sorseggiava un bollente caffè
e si diceva
di facezie e ricreazioni.
Entrò una donna dagli occhi chiari
anzi chiarissimi
e gli abiti consunti
erano il film del suo passato,
ma talmente era bella
che a tutti noi parve raffinata
e di fasti passionali lontani.
Anche lo sguardo se ne stava lontano
e ritenni di cogliere
un dolore slavo
di passioni e sofferenze,
di guerre e ristrettezze,
di palazzi smembrati
e fratelli perduti,
troppo tormentoso
per quegli occhi così belli.
In quel bar tutti trattenemmo il respiro
fulmineamente innamorati
e tu, amico mio
dicesti: “visto che tette?”

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